domenica 27 gennaio 2008

ESPERIENZE ANGELICHE-DAL LIBRO DI MOOLENBURGH

Una di queste esperienze è quella che mi piace chiamare della "mano sulla spalla". E' questa una esperienza che ricorre molto di frequente e che io stesso ho provato molte volte, e così mia madre, e più di recente mio fratello.

E' il dottor Moolenburgh che racconta:

"Un'infermiera mi raccontò di essere entrata in una profonda crisi spirituale. Lavorava in turno di notte, ma non poteva andare avanti a causa del dolore e della sofferenza che soffriva. A un certo punto, nel silenzio della notte, avvertì chiaramente una mano appoggiarsi sulla spalla, gesto che le infuse una grande sensazione di conforto".

Certo, si può anche ipotizzare una allucinazione; ma chi ha provato questo "tocco" sa invece quanto è reale, vero, fisicamente sentito come "una mano".

Ma ecco subito pronto il racconto di un'altra esperienza raccolto dal dott. Moolenburgh tra i suoi pazienti.

"I tedeschi invasero l'Olanda con lunghi convogli di autocarri. A Linsburg una ragazza giovane e carina stava percorrendo la strada con la sua bicicletta, quando un camion le passò accanto e i soldati iniziarono subito a fischiare e a salutarla. Lei, infuriata, si voltò dall'altra parte. Il camion successivo deviò la sua traiettoria cercando di investire la superba ragazza a tutta velocità. Appena prima che l'autocarro la investisse, lei e la sua bicicletta furono sollevati e portati a diversi metri di distanza dal ciglio della strada, mentre il camion si allontanava a tutta birra. Un uomo in bicicletta che seguiva la ragazza a una ventina di metri di distanza, fu testimone di tutto l'accaduto, corse da lei e le chiese subito come aveva potuto accadere qualcosa di simile. L'evento rimase scolpito nella sua memoria in ogni particolare,. fino al vestito che stava indossando.

"Una storia simile - prosegue il dottor Moolenburgh - mi è stata raccontata da un uomo che non era stato in grado di deviare dal percorso che stava seguendo per evitare una macchina che si dirigeva verso di lui. Anche lui si era sentito sollevare dalla bicicletta e appoggiare sul ciglio della strada,Un secondo più tardi la bicicletta era totalmente distrutta, ma l'uomo era salvo".

Fin qui il dottor Moolenburgh. Ma ora racconterò qualcosa che è accaduto ad alcuni miei familiari, e a me stesso.

Ho già detto della "mano sulla spalla":è una sensazione difficile da spiegare;l'unica cosa che si può dire è che induce una straordinaria sensazione di conforto,di "protezione",di condivisione. Mia madre,nei suoi ultimi anni di vita mi ha raccontato molti episodi simili accaduti a lei. Qualche volta era un Angelo che le avvolgeva le spalle col suo braccio,qualche altra era suo marito, mio padre, che abbracciandola le sussurrava parole di conforto.

Mio fratello nel suo letto d'ospedale non ha saputo definire "chi" lo toccasse sulle labbra, sul capo,sui piedi. Ma è significativo il fatto che non ne fu affatto spaventato o sconcertato,ma anzi ne ebbe grande conforto e sollievo.

Ora egli è morto, il suo trapasso è avvenuto solo pochi giorni dopo, molto serenamente e senza alcun dolore fisico. Proprio come accadde per mia madre pochi mesi prima. Sia ringraziato sempre il Signore Gesù Cristo. Amen.




--------------------------------------------------------------------------------





Ma ecco qui ciò che accadde a me soltanto pochi anni fa.

Ero in macchina e, come era allora (oggi lo faccio da fermo...) mia consuetudine, stavo contemporaneamente effettuando una registrazione; stavo cioè"telefonando",come loro preferiscono indicare questa attività. Ero particolarmente contento, euforico, e la mia attenzione alla guida non era quella necessaria. Devo precisare che già altre volte mi era stato specificato che,se io non ponevo attenzione agli accadimenti,il loro aiuto poteva non essere sufficiente. In altre parole:"Aiutati,che il ciel t'aiuta", non è una frase senza significato.

Accadde tutto all'improvviso e molto velocemente, mentre stavo girando attorno ad un grande anello spartitraffico, per prendere un'altra direzione,non mi ero avveduto che un'altra vettura stava facendo la stessa cosa, ma con precedenza su di me. In quegli attimi si è come paralizzati e non si sa più bene che cosa fare: il motore della mia macchina rallentò per un momento e il volante si mosse da solo,dato che le mie mani s'erano fermate a mezz'aria.

L'incidente fu evitato per un soffio, e mentre la vettura che mi precedeva ebbe la precedenza che le spettava, la mia mente fu come"riempita" da un grido forte di allarme! Lo scontro fu evitato, ma non certo per opera mia...

Poco dopo, ringraziando il Signore per lo scampato incidente, uscii dallo svincolo stradale e mi indirizzai verso casa. Salutai e ringraziai i miei amici e spensi il registratore.

Tutto qua?

No di certo. Quando, nel corso della giornata ho riascoltato la registrazione, arrivato nel punto del quasi-incidente si ode, improvvisa e molto forte, una voce maschile dal tono impellente e severo:"ATTENTO! Devi stare sempre molto attento; hai visto che quasi facevi un incidente?!". Voglio sottolineare il fatto che la voce gridò quella frase, il tono era preoccupato e molto severo!

Ho voluto raccontare questo episodio perché è accaduto (non unico) a me personalmente, quindi è di prima mano.

Avete afferrato il messaggio implicito in ciò che è accaduto a me? E' questo: io non posso disinteressarmi degli eventi che incalzano e si rincorrono mentre la mia freccia del tempo continua a scorrere! Non posso, in altre parole, dire a me stesso: "Beh, posso anche pensare ad altro, tanto c'è chi cura i miei interessi..."; no, non posso proprio farlo! Della mia vita sono io l'unico responsabile; decido io, ma io dovrò anche risponderne. Chiaro il concetto?


--------------------------------------------------------------------------------





Ma torniamo al libro del dott. Moolenburgh. Egli racconta di una giovane donna che, uscita da una stazione di autobus voleva fare una breve passeggiata per le vie di Los Angeles, dove si trovava per la prima volta.

La ragazza si chiama Euphie Eallonardo. Dopo un po' si accorge di essere seguita da tre uomini, mentre un quarto si stava avvicinando a lei nell'oscurità di un vicolo. Spaventatissima la giovane pensò di essere ormai circondata, e le ci volle qualche momento per accorgersi che poteva distinguere bene, anche nel buio, quel quarto uomo: indossava jeans e camicia bianca ed aveva in mano un cestino per le provviste. Racconta la ragazza:

"Era sulla trentina, senz'altro più alto di un metro e ottanta. Sul volto aveva un'espressione severa ma era bellissimo, l'unica parola con cui potrei definirlo. Corsi verso di lui. 'Mi sono persa e degli uomini mi stanno seguendo '', gli dissi disperata. ''Volevo fare una passeggiata fuori della stazione degli autobus - ho una paura...''.

"Vieni con me - disse - ti porterò al sicuro".

"Io... io non so cosa mi sarebbe successo se lei non fosse venuto".

"Lo so". La sua voce era sicura, profonda.

"Ho pregato che qualcuno mi venisse in aiuto appena prima di vederla".

L'ombra di un sorriso gli apparve sugli occhi e sulla bocca. Eravamo ormai vicini alla stazione.

"Sei al sicuro adesso".

"Non so come ringraziarla", gli dissi con un certo fervore. Annuì con la testa.

"Arrivederci, Euphie".

Mentre mi incamminavo verso l'atrio, mi fermai improvvisamente. Euphie! Aveva veramente usato il mio nome? Mi voltai di scatto e corsi fuori, ma era svanito".

E qui il dottor Moolenburgh fa notare che è davvero pericoloso anche per un uomo girare per certe vie di Los Angeles, da solo e al buio; la ragazza era stata in reale pericolo di vita. "Un angelo in jeans con un cestino per il pranzo. Una profanazione al sacro? E dov'erano le vesti bianche? E le ali?". E più avanti: "A proposito di quei bambini paffutelli con le ali, la figlia di una delle persone da me intervistate, ha detto pensierosa una sera alla madre: "Mamma, quegli angeli non possono volare, le ali non li tengono su".

A questo proposito voglio riportare qui, ora, una frase che mi è stata data durante una registrazione o, come la chiamano "loro", una telefonata.

La telefonata si svolgeva normalmente, ma è importante precisare che durante le registrazioni io non odo assolutamente nulla; le mie domande, così come le relative risposte, sono del tutto "casuali" e immediate. E' solo nel riascolto delle registrazioni, che effettuo in un secondo tempo, che il mio monologo diventa dialogo, dove le risposte si integrano perfettamente con le domande. Ma proseguiamo.

In una telefonata precedente, una vocina di bimbo mi aveva detto, stentatamente: "Io sono un angelo...!". Così quel giorno dico: "Tu sei un angelo? Ma allora hai le ali...". La risposta, stupefacente e arguta: "Sì, ma di bronzo, però!". La cosa che ha reso il tutto straordinario e comico è stata la voce del bimbo, che ha avuto qualche difficoltà nel pronunziare la frase ("Sì, ma ddi brrronzo, però..."), con la lingua che quasi si arrotolava sul "brrrronzo...". Vi assicuro che l'effetto è stato esilarante e... tenero.



--------------------------------------------------------------------------------



Sentite che cosa dice H.C. Moolenburgh sulla necessità di proteggere il nostro Angelo: "... per cui ne consegue che non solo noi siamo protetti, ma che dobbiamo anche fornire protezione. Come i figli cresciuti devono proteggere i genitori quando sono diventati vecchi. Anche se gli Angeli non diventano vecchi, il loro amore per noi li rende vulnerabili come i genitori lo sono di fronte ai figli. Per questo motivo dovremmo prenderci cura di loro". Fin qui Moolenburgh.

Ebbene, molte e molte volte mi è accaduto di udire, riascoltando qualche registrazione, alcune "voci" che mi chiedevano di proteggerli: "Ma tu ci proteggerai, vero?. Oppure: "Tu ci devi proteggere...". Naturalmente le prime volte rimanevo alquanto sconcertato da queste richieste: ma come, mi dicevo, essi chiedono protezione a me? Quando infine mi resi conto che proprio questo mi stavano chiedendo, allora ho cominciato a pregare anche per loro, e le loro richieste sono cessate. Loro proteggono me e io proteggo loro.


--------------------------------------------------------------------------------





Gli Angeli hanno una forma corporea o sono puro spirito?

Personalmente credo che nessuno possa dare una risposta "esatta", precisa e veritiera sulla reale sostanza degli angeli, e gli stessi teologi sono molto discordanti tra loro. La cosa migliore da fare, secondo me, è quella di attenersi alle descrizioni che fanno di loro le Sacre Scritture. A me piace molto la risposta data da San Gregorio di Nazianzo a questo proposito. San Gregorio, che aveva studiato molto e a lungo gli Angeli, disse che se l'angelo viene paragonato all'uomo, è spirituale, ma se è paragonato a Dio, è carnale.

In altre parole: gli Angeli sono pur sempre creature di Dio e quindi, pur essendo di fronte a noi di una "sostanza" talmente sottile da doverli considerare "spirituali", di fronte al Creatore essi sono "corporei".


--------------------------------------------------------------------------------



Tutti sappiamo quanto Padre Pio si avvalse dell'aiuto del suo Angelo Custode, che gli faceva perfino da portalettere, e da traduttore per le missive scritte in lingue a lui sconosciute.

Padre Pio era in tale comunione e confidenza col suo Angelo, da rimproverarlo anche aspramente quando non interveniva con tempestività. L'episodio che segue, raccontato dallo stesso Padre Pio, è riportato nel libro: "...ma gli angeli esistono davvero?", delle Edizioni Madjugorie-Torino-1994:

"Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire. Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a che santo votarmi. Mi rivolgo al mio angelo. Dopo essersi fatto aspettare un pezzo, eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua voce angelica cantava inni alla divina maestà. Successe che lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso. Per castigarlo non volevo guardarlo in vico, volevo allontanarmi, volevo sfuggirgli, ma egli poverino mi raggiunse e quasi piangendo finchè, sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto spiacente. "Ti sono sempre vicino - egli dice - Io mi aggiro sempre a te d'intorno, questo mio affetto per te non si spegnerà neppure con la vita".

E sentire cosa scrive Padre Pio a conclusione di una lettera indirizzata ad una figlia spirituale: "Apriti e confida a lui i tuoi dolori: abbi continuo timore di offendere la purezza del suo sguardo. Sappilo e fissalo bene nella mente. Egli è così delicato, così sensibile. A lui volgiti nelle ore di suprema angoscia e ne sperimenterai i suoi benefici effetti. Non dir mai di essere sola a sostenere la lotta con i nostri nemici; non dir mai di non aver un'anima alla quale puoi aprirti e confidarti. Sarebbe un grande torto che si farebbe a questo messaggero celeste".


--------------------------------------------------------------------------------



Ed ecco un ultimo episodio. Lo si può trovare, insieme a molti altri, sul già citato libro delle Edizioni Madjugorie-Torino-!994 "...ma gli Angeli esistono davvero?", e parla di un angelo che si presenta sotto le vesti di una fanciullina.

"L.C. di Torino, donna di molta fede e devotissima al suo Angelo Custode, ottenne da lui un segno ben chiaro della sua protezione ed aiuto. Un giorno si era recata per la spesa al mercato di Porta Palazzo (ancor oggi esistente). Nel ritornare a casa, sentendosi venir meno per debolezza e mancanza di forze, entrò nella chiesa dei Santi Martiri in via Garibaldi per riposarsi. Angosciata di trovarsi sola e impotente per portare casa il canestro delle provviste, invocò l'Angelo Custode con questa preghiera: "O mio buon angelo custode aiutami ad arrivare fino a casa (abitava in Corso Oporto, l'attuale Corso Matteotti)".

"Fiduciosa nella protezione del suo Angelo Custode, esce dalla chiesa e vede avvicinarsi una graziosa fanciulla sui nove o dieci anni, che le dice: "Mi insegni ad andare a Porta Nuova".

"Ben volentieri - rispose - Io sto da quelle parti. Vieni con me e ci faremo compagnia fino là".

"Grazie, grazie - replicò la fanciulla - Vedo intanto che lei non sta bene, pare stanca, dia a me quella borsa. Gliela porto io".

"Ma sei troppo piccola, non puoi portarla, è troppo pesante", ribatté L.C.

"La dia a me, la dia a me", continuò la fanciulla., e prese la cesta.

"Strada facendo quella fanciullina, che era di aspetto celestiale, parlava così giudiziosamente che la donna meravigliata le fece mille interrogazioni sulla sua famiglia, sul suo nome, domicilio, ma senza effetto. perchè la fanciulla eludeva le domande dicendo che il suo più grande onore era di essere figlia di Dio e la sua casa il Paradiso. Giunta alla porta dell'abitazione della donna in Corso Oporto, questa volle regalare alla fanciulla qualche moneta, ma fu inutile. Essa era scomparsa in modo incomprensibile nel deporre la cesta alla porta della sua casa".


--------------------------------------------------------------------------------

Che ne dite amici miei, miei fratelli, avete ancora dei dubbi sull'esistenza degli Angeli?

Chiamate spesso il vostro Angelo Custode, salutatelo, ringraziatelo, fatevi aiutare in ogni circostanza. Chiedetegli il suo nome. Egli sta solo aspettando che lo riconosciate, che vi apriate a lui con fiducia.

Sia benedetto il Signore Gesù Cristo, sempre. Amen.

Nessun commento: