domenica 27 gennaio 2008

ANGELI CUSTODI E PADRE PIO

Un italo-americano residente in California, incaricava spesso il suo Angelo Custode di riferire a Padre Pio ciò che riteneva utile fargli sapere. Un giorno, dopo la confessione, chiese al Padre se sentiva veramente quello che gli diceva tramite l'angelo. "E che" - rispose Padre Pio - "mi credi sordo?" E Padre Pio gli ripeté quello che pochi giorni prima gli aveva fatto sapere tramite il suo Angelo.




Padre Lino raccontava. Stavo pregando il mio Angelo Custode perché intervenisse presso Padre Pio a favore di una signora che stava molto male, ma mi sembrava che le cose non mutassero affatto. Padre Pio, ho pregato il mio Angelo Custode perché le raccomandasse quella signora - gli dissi appena lo vidi - è possibile che non l'abbia fatto? - "E cosa credi, che sia disobbediente come me e come te?




Padre Eusebio raccontava. Stavo andando a Londra in aereo, contro il consiglio di Padre Pio che non voleva che usassi questo mezzo di trasporto. Mentre sorvolavamo il canale della Manica una violenta tempesta mise l'aereo in pericolo. Tra il terrore generale recitai l'atto di dolore e, non sapendo cosa altro fare, mandai a Padre Pio l'Angelo Custode. Tornato a San Giovanni Rotondo andai dal Padre. "Guagliò "- mi disse - "Come stai? È andato tutto bene?" - "Padre ci stavo rimettendo la pelle" - "E allora perché non obbedisci? - "Ma le ho mandato l'Angelo Custode..." - "E meno male che è arrivato in tempo!"




Un avvocato di Fano stava tornando a casa da Bologna. Era al volante della sua 1100 nella quale si trovavano anche sua moglie e i suoi due figli. Ad un certo punto, sentendosi stanco, avrebbe voluto chiedere di essere sostituito alla guida, ma il figlio maggiore, Guido, stava dormendo. Dopo qualche chilometro, nei pressi di San Lazzaro, si addormentò anche lui. Quando si svegliò si accorse di trovarsi ad un paio di chilometri da Imola. Fuori da sé dallo spavento urlò: "chi ha guidato la macchina? È successo niente?"... - No - gli risposero in coro. Il figlio maggiore, che era al suo fianco si svegliò e disse di aver dormito saporitamente. La moglie e il figlio minore, increduli e meravigliati, dissero di aver constatato un modo di guidare diverso dal solito: a volte l'auto era per finire contro altri veicoli ma all'ultimo momento, li evitava con delle manovre perfette. Anche la maniera di prendere le curve era diversa. "Soprattutto" diceva la moglie "ci ha colpito il fatto che tu sei rimasto immobile per molto tempo e non hai più risposto alle nostre domande..."; "Io - la interruppe il marito - non potevo rispondere perché dormivo. Io ho dormito per quindici chilometri. Non ho veduto e non ho sentito niente perché dormivo... . Ma chi ha guidato l'auto? Chi ha impedito la catastrofe?... Dopo un paio di mesi l'avvocato si recò a San Giovanni Rotondo. Padre Pio, appena lo vide, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Tu dormivi e l'Angelo Custode ti guidava la macchina". Il mistero fu svelato.




Una figlia spirituale di Padre Pio percorreva una strada di campagna che l'avrebbe portata al Convento dei cappuccini dove ad attenderla c'era lo stesso Padre Pio. Era una di quelle giornate invernali, imbiancate dalla neve dove i grossi fiocchi che venivano giù, rendevano ancora più difficile il cammino. Lungo la strada, totalmente innevata, la signora ebbe la certezza che non sarebbe arrivata in tempo all'appuntamento col frate. Piena di fede, incaricò il suo Angelo Custode di avvisare Padre Pio che a causa del maltempo sarebbe arrivata al convento con notevole ritardo. Giunta al convento poté constatare con enorme gioia che il frate l'attendeva dietro ad una finestra, da dove, sorridendo, la salutava.




A volte il Padre, in sagrestia, si fermava e salutava anche baciando qualche amico o figlio spirituale ed io, raccontava un uomo, guardando con santa invidia quel fortunato, dicevo tra me: "Beato lui!...Se fossi io al suo posto! Beato! Beato lui! Il 24 dicembre 1958 sono in ginocchio, ai suoi piedi, per la confessione. Al termine, lo guardo e, mentre il cuore batte per l'emozione, oso dirgli: "Padre, oggi è Natale, posso fare gli auguri dandovi un bacio? E lui, con una dolcezza che non si può descrivere con la penna ma soltanto immaginare, mi sorride e: "Sbrigati, figlio mio, non farmi perdere tempo!" Anche lui mi abbracciò. Lo baciai e come un uccello, giulivo, spiccai il volo verso l'uscita ripieno di delizie celesti. E che dire delle botte sulla testa? Ogni volta, prima di ripartire da San Giovanni Rotondo, desideravo un segno di particolare predilezione. Non solo la sua benedizione ma anche due colpetti sulla testa come due paterne carezze. Devo sottolineare che mai mi fece mancare ciò che, come un bambino, manifestavo di voler ricevere da lui. Una mattina, eravamo in molti nella sagrestia della chiesetta piccola e mentre padre Vincenzo a voce alta esortava, con la sua solita severità, dicendo: "non spingete...non stringete le mani del Padre...fatevi indietro!", io quasi sconfortato, tra me ripetevo: "Partirò, questa volta senza le botte sulla testa". Non volli rassegnarmi e pregai il mio Angelo Custode di fare il messaggero e di ripetere a Padre Pio testualmente: "Padre, io parto, desidero la benedizione e le due botte sulla testa, come sempre. Una per me e l'altra per mia moglie". "Fate largo, fate largo", ripeteva ancora padre Vincenzo mentre Padre Pio cominciava a camminare. Io ero in ansia. Lo guardavo con un senso di tristezza. Ed eccolo, mi si avvicina, mi sorride ed ancora una volta i due colpetti ed anche la mano mi fa baciare. - "Ne darei tanti di botte a te, ma tante!". Così ebbe a dirmi la prima volta.




Una donna era seduta sul piazzale della chiesa dei cappuccini. La Chiesa era chiusa. Era tardi. La donna pregava col pensiero, e ripeteva col cuore: "Padre Pio, aiutami! Angelo mio, va a dire al Padre che mi venga in aiuto, altrimenti mia sorella muore!". Dalla finestra di sopra, sentì la voce del Padre: "Chi mi chiama a quest'ora? Che cosa c'é? La donna disse della malattia della sorella, Padre Pio si recò in bilocazione e guarì la malata.




Un tizio disse a Padre Pio: - Io non posso venire sempre da voi. Il mio stipendio non mi permette spese per viaggi così lunghi - Padre Pio rispose: "E chi ti ha detto di venire qui? Non hai il tuo Angelo Custode? Gli dici cosa vuoi, lo mandi qua, ed avrai subito la risposta".




Quando Padre Pio era un giovane sacerdote scriveva al suo confessore dicendo: "la notte ancora al chiudersi degli occhi, vedo abbassarsi il velo ed aprirmisi dinanzi il Paradiso. E allietato da questa visione, dormo con un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte aspettando che il piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori".




Padre Alessio un giorno si avvicinò a Padre Pio con delle lettere in mano per chiedergli delle cose e il Padre gli disse brusco: "Uagliò, non vedi che ho da fare? Lasciami in pace". Rimase male. Si ritirò in disparte mortificato. Padre Pio se ne accorse e dopo un pò lo chiamo e gli disse: "Non hai visto tutti quegli Angeli che erano qui intorno? Erano Angeli Custodi dei miei figli spirituali che venivano a portarmi i loro messaggi. Dovevo dare loro le risposte da riferire".




Un dottore chiese a Padre Pio: "Tanti Angeli sono sempre vicino a lei. Non le danno fastidio?" - "No" rispose il Padre con semplicità - "sono così obbedienti".




Ad una persona disse: "Per la tua mamma pregheremo, perché l'Angelo Custode le faccia compagnia".




Si direbbe - diceva uno dei figli spirituali del Padre - che Padre Pio ascolti sempre quelli che lo chiamano. Una sera, molti parlavano del Padre appena arrivati a San Giovanni Rotondo. Ingenuamente ricapitolavano le grazie che volevano chiedergli e incaricavano i loro Angeli Custodi di fargliele presenti al più presto. L'indomani, dopo la Messa, Padre Pio li rimproverò giustamente: "Birichini! Neanche la notte mi lasciate tranquillo!", il sorriso smentiva le parole. Essi si seppero esauditi.




Ma voi, Padre, sentite quello che l'Angelo vi dice? Chiese una persona. E Padre Pio: "E cosa credi, che Egli sia disubbidiente come te? Mandami l'Angelo Custode".




È inutile che mi scrivi, perché non posso rispondere. Mandami l'Angelo, sempre. Penserò a tutto.




L'Angelo mi ha riferito delle frasi che mi hanno fatto comprendere la tua sfiducia.




Invoca il tuo Angelo Custode, che ti illuminerà e ti guiderà. Il Signore te lo ha messo vicino appunto per questo. Perciò serviti di lui.




E se la missione del nostro Angelo Custode e grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiegazione di altre lingue.




Manda l'Angelo Custode che non paga il treno e non consuma le scarpe.




Per le persone sole c'é l'Angelo Custode.

ESPERIENZE ANGELICHE-DAL LIBRO DI MOOLENBURGH

Una di queste esperienze è quella che mi piace chiamare della "mano sulla spalla". E' questa una esperienza che ricorre molto di frequente e che io stesso ho provato molte volte, e così mia madre, e più di recente mio fratello.

E' il dottor Moolenburgh che racconta:

"Un'infermiera mi raccontò di essere entrata in una profonda crisi spirituale. Lavorava in turno di notte, ma non poteva andare avanti a causa del dolore e della sofferenza che soffriva. A un certo punto, nel silenzio della notte, avvertì chiaramente una mano appoggiarsi sulla spalla, gesto che le infuse una grande sensazione di conforto".

Certo, si può anche ipotizzare una allucinazione; ma chi ha provato questo "tocco" sa invece quanto è reale, vero, fisicamente sentito come "una mano".

Ma ecco subito pronto il racconto di un'altra esperienza raccolto dal dott. Moolenburgh tra i suoi pazienti.

"I tedeschi invasero l'Olanda con lunghi convogli di autocarri. A Linsburg una ragazza giovane e carina stava percorrendo la strada con la sua bicicletta, quando un camion le passò accanto e i soldati iniziarono subito a fischiare e a salutarla. Lei, infuriata, si voltò dall'altra parte. Il camion successivo deviò la sua traiettoria cercando di investire la superba ragazza a tutta velocità. Appena prima che l'autocarro la investisse, lei e la sua bicicletta furono sollevati e portati a diversi metri di distanza dal ciglio della strada, mentre il camion si allontanava a tutta birra. Un uomo in bicicletta che seguiva la ragazza a una ventina di metri di distanza, fu testimone di tutto l'accaduto, corse da lei e le chiese subito come aveva potuto accadere qualcosa di simile. L'evento rimase scolpito nella sua memoria in ogni particolare,. fino al vestito che stava indossando.

"Una storia simile - prosegue il dottor Moolenburgh - mi è stata raccontata da un uomo che non era stato in grado di deviare dal percorso che stava seguendo per evitare una macchina che si dirigeva verso di lui. Anche lui si era sentito sollevare dalla bicicletta e appoggiare sul ciglio della strada,Un secondo più tardi la bicicletta era totalmente distrutta, ma l'uomo era salvo".

Fin qui il dottor Moolenburgh. Ma ora racconterò qualcosa che è accaduto ad alcuni miei familiari, e a me stesso.

Ho già detto della "mano sulla spalla":è una sensazione difficile da spiegare;l'unica cosa che si può dire è che induce una straordinaria sensazione di conforto,di "protezione",di condivisione. Mia madre,nei suoi ultimi anni di vita mi ha raccontato molti episodi simili accaduti a lei. Qualche volta era un Angelo che le avvolgeva le spalle col suo braccio,qualche altra era suo marito, mio padre, che abbracciandola le sussurrava parole di conforto.

Mio fratello nel suo letto d'ospedale non ha saputo definire "chi" lo toccasse sulle labbra, sul capo,sui piedi. Ma è significativo il fatto che non ne fu affatto spaventato o sconcertato,ma anzi ne ebbe grande conforto e sollievo.

Ora egli è morto, il suo trapasso è avvenuto solo pochi giorni dopo, molto serenamente e senza alcun dolore fisico. Proprio come accadde per mia madre pochi mesi prima. Sia ringraziato sempre il Signore Gesù Cristo. Amen.




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Ma ecco qui ciò che accadde a me soltanto pochi anni fa.

Ero in macchina e, come era allora (oggi lo faccio da fermo...) mia consuetudine, stavo contemporaneamente effettuando una registrazione; stavo cioè"telefonando",come loro preferiscono indicare questa attività. Ero particolarmente contento, euforico, e la mia attenzione alla guida non era quella necessaria. Devo precisare che già altre volte mi era stato specificato che,se io non ponevo attenzione agli accadimenti,il loro aiuto poteva non essere sufficiente. In altre parole:"Aiutati,che il ciel t'aiuta", non è una frase senza significato.

Accadde tutto all'improvviso e molto velocemente, mentre stavo girando attorno ad un grande anello spartitraffico, per prendere un'altra direzione,non mi ero avveduto che un'altra vettura stava facendo la stessa cosa, ma con precedenza su di me. In quegli attimi si è come paralizzati e non si sa più bene che cosa fare: il motore della mia macchina rallentò per un momento e il volante si mosse da solo,dato che le mie mani s'erano fermate a mezz'aria.

L'incidente fu evitato per un soffio, e mentre la vettura che mi precedeva ebbe la precedenza che le spettava, la mia mente fu come"riempita" da un grido forte di allarme! Lo scontro fu evitato, ma non certo per opera mia...

Poco dopo, ringraziando il Signore per lo scampato incidente, uscii dallo svincolo stradale e mi indirizzai verso casa. Salutai e ringraziai i miei amici e spensi il registratore.

Tutto qua?

No di certo. Quando, nel corso della giornata ho riascoltato la registrazione, arrivato nel punto del quasi-incidente si ode, improvvisa e molto forte, una voce maschile dal tono impellente e severo:"ATTENTO! Devi stare sempre molto attento; hai visto che quasi facevi un incidente?!". Voglio sottolineare il fatto che la voce gridò quella frase, il tono era preoccupato e molto severo!

Ho voluto raccontare questo episodio perché è accaduto (non unico) a me personalmente, quindi è di prima mano.

Avete afferrato il messaggio implicito in ciò che è accaduto a me? E' questo: io non posso disinteressarmi degli eventi che incalzano e si rincorrono mentre la mia freccia del tempo continua a scorrere! Non posso, in altre parole, dire a me stesso: "Beh, posso anche pensare ad altro, tanto c'è chi cura i miei interessi..."; no, non posso proprio farlo! Della mia vita sono io l'unico responsabile; decido io, ma io dovrò anche risponderne. Chiaro il concetto?


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Ma torniamo al libro del dott. Moolenburgh. Egli racconta di una giovane donna che, uscita da una stazione di autobus voleva fare una breve passeggiata per le vie di Los Angeles, dove si trovava per la prima volta.

La ragazza si chiama Euphie Eallonardo. Dopo un po' si accorge di essere seguita da tre uomini, mentre un quarto si stava avvicinando a lei nell'oscurità di un vicolo. Spaventatissima la giovane pensò di essere ormai circondata, e le ci volle qualche momento per accorgersi che poteva distinguere bene, anche nel buio, quel quarto uomo: indossava jeans e camicia bianca ed aveva in mano un cestino per le provviste. Racconta la ragazza:

"Era sulla trentina, senz'altro più alto di un metro e ottanta. Sul volto aveva un'espressione severa ma era bellissimo, l'unica parola con cui potrei definirlo. Corsi verso di lui. 'Mi sono persa e degli uomini mi stanno seguendo '', gli dissi disperata. ''Volevo fare una passeggiata fuori della stazione degli autobus - ho una paura...''.

"Vieni con me - disse - ti porterò al sicuro".

"Io... io non so cosa mi sarebbe successo se lei non fosse venuto".

"Lo so". La sua voce era sicura, profonda.

"Ho pregato che qualcuno mi venisse in aiuto appena prima di vederla".

L'ombra di un sorriso gli apparve sugli occhi e sulla bocca. Eravamo ormai vicini alla stazione.

"Sei al sicuro adesso".

"Non so come ringraziarla", gli dissi con un certo fervore. Annuì con la testa.

"Arrivederci, Euphie".

Mentre mi incamminavo verso l'atrio, mi fermai improvvisamente. Euphie! Aveva veramente usato il mio nome? Mi voltai di scatto e corsi fuori, ma era svanito".

E qui il dottor Moolenburgh fa notare che è davvero pericoloso anche per un uomo girare per certe vie di Los Angeles, da solo e al buio; la ragazza era stata in reale pericolo di vita. "Un angelo in jeans con un cestino per il pranzo. Una profanazione al sacro? E dov'erano le vesti bianche? E le ali?". E più avanti: "A proposito di quei bambini paffutelli con le ali, la figlia di una delle persone da me intervistate, ha detto pensierosa una sera alla madre: "Mamma, quegli angeli non possono volare, le ali non li tengono su".

A questo proposito voglio riportare qui, ora, una frase che mi è stata data durante una registrazione o, come la chiamano "loro", una telefonata.

La telefonata si svolgeva normalmente, ma è importante precisare che durante le registrazioni io non odo assolutamente nulla; le mie domande, così come le relative risposte, sono del tutto "casuali" e immediate. E' solo nel riascolto delle registrazioni, che effettuo in un secondo tempo, che il mio monologo diventa dialogo, dove le risposte si integrano perfettamente con le domande. Ma proseguiamo.

In una telefonata precedente, una vocina di bimbo mi aveva detto, stentatamente: "Io sono un angelo...!". Così quel giorno dico: "Tu sei un angelo? Ma allora hai le ali...". La risposta, stupefacente e arguta: "Sì, ma di bronzo, però!". La cosa che ha reso il tutto straordinario e comico è stata la voce del bimbo, che ha avuto qualche difficoltà nel pronunziare la frase ("Sì, ma ddi brrronzo, però..."), con la lingua che quasi si arrotolava sul "brrrronzo...". Vi assicuro che l'effetto è stato esilarante e... tenero.



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Sentite che cosa dice H.C. Moolenburgh sulla necessità di proteggere il nostro Angelo: "... per cui ne consegue che non solo noi siamo protetti, ma che dobbiamo anche fornire protezione. Come i figli cresciuti devono proteggere i genitori quando sono diventati vecchi. Anche se gli Angeli non diventano vecchi, il loro amore per noi li rende vulnerabili come i genitori lo sono di fronte ai figli. Per questo motivo dovremmo prenderci cura di loro". Fin qui Moolenburgh.

Ebbene, molte e molte volte mi è accaduto di udire, riascoltando qualche registrazione, alcune "voci" che mi chiedevano di proteggerli: "Ma tu ci proteggerai, vero?. Oppure: "Tu ci devi proteggere...". Naturalmente le prime volte rimanevo alquanto sconcertato da queste richieste: ma come, mi dicevo, essi chiedono protezione a me? Quando infine mi resi conto che proprio questo mi stavano chiedendo, allora ho cominciato a pregare anche per loro, e le loro richieste sono cessate. Loro proteggono me e io proteggo loro.


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Gli Angeli hanno una forma corporea o sono puro spirito?

Personalmente credo che nessuno possa dare una risposta "esatta", precisa e veritiera sulla reale sostanza degli angeli, e gli stessi teologi sono molto discordanti tra loro. La cosa migliore da fare, secondo me, è quella di attenersi alle descrizioni che fanno di loro le Sacre Scritture. A me piace molto la risposta data da San Gregorio di Nazianzo a questo proposito. San Gregorio, che aveva studiato molto e a lungo gli Angeli, disse che se l'angelo viene paragonato all'uomo, è spirituale, ma se è paragonato a Dio, è carnale.

In altre parole: gli Angeli sono pur sempre creature di Dio e quindi, pur essendo di fronte a noi di una "sostanza" talmente sottile da doverli considerare "spirituali", di fronte al Creatore essi sono "corporei".


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Tutti sappiamo quanto Padre Pio si avvalse dell'aiuto del suo Angelo Custode, che gli faceva perfino da portalettere, e da traduttore per le missive scritte in lingue a lui sconosciute.

Padre Pio era in tale comunione e confidenza col suo Angelo, da rimproverarlo anche aspramente quando non interveniva con tempestività. L'episodio che segue, raccontato dallo stesso Padre Pio, è riportato nel libro: "...ma gli angeli esistono davvero?", delle Edizioni Madjugorie-Torino-1994:

"Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire. Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a che santo votarmi. Mi rivolgo al mio angelo. Dopo essersi fatto aspettare un pezzo, eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua voce angelica cantava inni alla divina maestà. Successe che lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso. Per castigarlo non volevo guardarlo in vico, volevo allontanarmi, volevo sfuggirgli, ma egli poverino mi raggiunse e quasi piangendo finchè, sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto spiacente. "Ti sono sempre vicino - egli dice - Io mi aggiro sempre a te d'intorno, questo mio affetto per te non si spegnerà neppure con la vita".

E sentire cosa scrive Padre Pio a conclusione di una lettera indirizzata ad una figlia spirituale: "Apriti e confida a lui i tuoi dolori: abbi continuo timore di offendere la purezza del suo sguardo. Sappilo e fissalo bene nella mente. Egli è così delicato, così sensibile. A lui volgiti nelle ore di suprema angoscia e ne sperimenterai i suoi benefici effetti. Non dir mai di essere sola a sostenere la lotta con i nostri nemici; non dir mai di non aver un'anima alla quale puoi aprirti e confidarti. Sarebbe un grande torto che si farebbe a questo messaggero celeste".


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Ed ecco un ultimo episodio. Lo si può trovare, insieme a molti altri, sul già citato libro delle Edizioni Madjugorie-Torino-!994 "...ma gli Angeli esistono davvero?", e parla di un angelo che si presenta sotto le vesti di una fanciullina.

"L.C. di Torino, donna di molta fede e devotissima al suo Angelo Custode, ottenne da lui un segno ben chiaro della sua protezione ed aiuto. Un giorno si era recata per la spesa al mercato di Porta Palazzo (ancor oggi esistente). Nel ritornare a casa, sentendosi venir meno per debolezza e mancanza di forze, entrò nella chiesa dei Santi Martiri in via Garibaldi per riposarsi. Angosciata di trovarsi sola e impotente per portare casa il canestro delle provviste, invocò l'Angelo Custode con questa preghiera: "O mio buon angelo custode aiutami ad arrivare fino a casa (abitava in Corso Oporto, l'attuale Corso Matteotti)".

"Fiduciosa nella protezione del suo Angelo Custode, esce dalla chiesa e vede avvicinarsi una graziosa fanciulla sui nove o dieci anni, che le dice: "Mi insegni ad andare a Porta Nuova".

"Ben volentieri - rispose - Io sto da quelle parti. Vieni con me e ci faremo compagnia fino là".

"Grazie, grazie - replicò la fanciulla - Vedo intanto che lei non sta bene, pare stanca, dia a me quella borsa. Gliela porto io".

"Ma sei troppo piccola, non puoi portarla, è troppo pesante", ribatté L.C.

"La dia a me, la dia a me", continuò la fanciulla., e prese la cesta.

"Strada facendo quella fanciullina, che era di aspetto celestiale, parlava così giudiziosamente che la donna meravigliata le fece mille interrogazioni sulla sua famiglia, sul suo nome, domicilio, ma senza effetto. perchè la fanciulla eludeva le domande dicendo che il suo più grande onore era di essere figlia di Dio e la sua casa il Paradiso. Giunta alla porta dell'abitazione della donna in Corso Oporto, questa volle regalare alla fanciulla qualche moneta, ma fu inutile. Essa era scomparsa in modo incomprensibile nel deporre la cesta alla porta della sua casa".


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Che ne dite amici miei, miei fratelli, avete ancora dei dubbi sull'esistenza degli Angeli?

Chiamate spesso il vostro Angelo Custode, salutatelo, ringraziatelo, fatevi aiutare in ogni circostanza. Chiedetegli il suo nome. Egli sta solo aspettando che lo riconosciate, che vi apriate a lui con fiducia.

Sia benedetto il Signore Gesù Cristo, sempre. Amen.

ANGELI-PREFAZIONE

Noi tutti sappiamo che degli Angeli ce ne ha parlato Dio stesso; non è quindi possibile dubitare dell'esistenza di questi esseri, se ci proclamiamo credenti.

Come ci riporta Il Dizionario della Bibbia edita da Vallardi, "... secondo gli insegnamenti di Gesù, gli angeli sono immuni dalle esigenze della natura umana, ma vegliano sul destino degli uomini". Scarna ed essenziale questa descrizione. Per fortuna non mancano però descrizioni più complete, più ricche, magari anche un tantino fantasiose a volte. Il più delle volte sono descrizioni che risentono della cultura e dell'epoca di quelle società in cui sono nate, e non potrebbe essere altrimenti. Sono moltissime le persone, in tutte le latitudini ed in ogni tempo, che dichiarano di aver visto un angelo. Come si spiega allora la cortina di silenzio che è calata, specialmente in questo secolo e specialmente nel mondo "evoluto", su queste creature di Dio?

Brevemente: che ne pensate di quell'uomo che, volendo fare una indagine scientifica e minuziosa dei tipi di pesce contenuti nell'oceano, utilizza per la sua ricerca una rete per la pesca a strascico con le maglie di due centimetri e mezzo di lato? Alla fine della sua indagine risultò che molte erano le specie che vivevano nell'oceano: delfini e balene, squali e tartarughe barracuda e polipi, e molte altre specie. Per quella ricerca, quell'uomo ricevette molti onori e molti premi ed i suoi studi sono indicati ancora oggi come esempio di "rigore scientifico". Una delle conclusioni a cui pervenne a seguito di quello studio, fu la teoria che nell'oceano non esiste alcuna specie animale al di sotto dei due centimetri e mezzo di lunghezza!

"Ecce homo!", disse Nietzsche, questo è l'uomo!

Questo racconto, grottesco e paradossale, è riportato nel "Libro degli Angeli" di H.C. Moolenburgh pubblicato dalla Hermes Edizioni, che ha voluto dimostrare come siano praticamente gli stessi i motivi per cui "... l'angelologia, ovvero lo studio degli angeli, non viene più insegnata all'università. Gli angeli non si trovano più perché le maglie delle reti sono troppo larghe ed essi scivolano via dalle maglie del nostro modo di pensare".+

Paola Giovetti, nella sua prefazione scritta per il libro sugli Angeli del dottor H.C. Moolenburgh, racconta quale è stato il motivo che, dopo molti anni dal suo verificarsi, indusse il dottor Moolenburgh a condurre un'inchiesta presso alcune centinaia dei suoi pazienti, chiedendo loro se avevano mai visto un angelo. Da quell'inchiesta è scaturito il libro del dottor Moolenburgh, "Il libro degli Angeli", pubblicato dalle Edizioni Hermes.

Il motivo ha lontane origini: quando era ancora un ragazzo, in un cielo trasparente solcato da nubi bianche, egli vide un angelo "... con ali leggere e vesti che arrivavano fino ai piedi, che si librava sulle dune della spiaggia". L'immagine svanì lentamente lasciando il ragazzo stupefatto ed emozionato.

L'esperienza non venne dimenticata e, molti anni dopo, il dottor Moolenburgh cercò di saperne di più. Soprattutto voleva sapere se c'erano altre persone che avevano avuto esperienze simili alla sua. Ce n'erano eccome! Lo straordinario successo del libro in tutto il mondo, che riporta i risultati della sua inchiesta, dimostra quanto in realtà sia superiore ad ogni ipotesi frettolosa e superficiale il numero delle persone che, in un modo o in un altro, ha avuto esperienze angeliche.